A che punto siamo con la plastica?

L’inquinamento provocato dalla plastica ci coinvolge direttamente ed è un problema globale, come quello del cambiamento climatico, che può essere risolto solo con la collaborazione di tutti gli Stati, cittadini compresi.

La plastica costituisce la frazione più grande, più dannosa e più persistente di rifiuti marini, e rappresenta almeno l’85 per cento del totale dei rifiuti marini. Sono più di settecento le specie animali impattate dalla plastica presente nel mare: non solo i grandi cetacei e le tartarughe marine, ma anche centinaia di specie di pesci, uccelli e molte altre.

Il problema dei rifiuti nelle acque marine è noto. Ora un nuovo rapporto della FAO suggerisce che l’inquinamento da plastica è pervasivo anche nei nostri terreni agricoli.

La produzione di plastica è in aumento e il 2 Marzo 2022 a Nairobi, capi di Stato, ministri dell’ambiente e altri rappresentanti degli Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione storica all’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA-5) per porre fine all’inquinamento da plastica e stringere un accordo internazionale legalmente vincolante entro il 2024 . La risoluzione affronta l’intero ciclo di vita della plastica, compresa la sua produzione, progettazione e smaltimento.

A questo accordo storico, “il più importante sull’ambiente dopo quello di Parigi”, Radio 3 Scienza ha dedicato la puntata del 9 marzo, La fine della plastica ? intervistando Ferdinando Cotugno, giornalista free-lance specialista di temi ambientali, collaboratore del quotidiano “Domani” e autore del podcast Ecotoni e Valeria Frittelloni, ingegnere ambientale, responsabile del Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)

Dopo anni di denunce supportate da dati scientifici, tentativi per abolire quella monouso, di tassare l’uso delle bottiglie utilizzato per le bevande e di produrre solo quello che effettivamente si può riciclare, c’è ancora molto da fare.

Il 31 marzo è iniziata la campagna #carrelliDiPlastica promossa da Greenpeace con Il Fatto Quotidiano1 prevede una serie di inchieste e approfondimenti che nelle prossime settimane proverà a far conoscere meglio questa emergenza fuori controllo, destinata addirittura a peggiorare se non saranno adottate serie politiche per contrastare l’inquinamento e ridurre la produzione.

Il rapporto di Greenpeace “Plastica: emergenza fuori controllo” evidenzia gli aspetti positivi dell’accordo raggiunto a Nairobi, propone possibili ambiti di miglioramento e chiede più coraggio ai decisori politici ed un impegno concreto da parte nostra, partendo dal carrello della spesa.

In un momento storico in cui emerge in modo ancora più evidente la scarsità di materie prime, è necessario ripensare gli attuali modelli di business e consumo basati sullo sfruttamento di preziose risorse naturali non rinnovabili.
L’abuso di plastica usa e getta, ovvero quell’insieme di imballaggi e contenitori progettati per diventare in poco tempo un rifiuto difficile da riciclare, rappresenta un’evidente e intollerabile assurdità. È peraltro tra le concause di una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi:
l’inquinamento da plastica
.” Greenpeace, Plastica: emergenza fuori controllo.


Life in plastic, Radio 3 Scienza del 4 aprile dedicata alle microplastiche che ingeriamo, circolano nel sangue e si accumulano nei nostri tessuti.
Prima o poi doveva succedere: sono state trovate microplastiche nel sangue umano. Uno studio olandese ha analizzato campioni di sangue di 22 donatori anonimi e l’80% di essi presentava al suo interno minuscole particelle di PET, polietilene, polistirene (meglio noto come polistirolo) e plexiglass. Era dunque solo questione di tempo, poiché le microplastiche sono ormai diffuse in ogni ecosistema e sono entrate nella catena alimentare: dai ghiacciai sulla cima dell’Everest allo stomaco dei crostacei che vivono nelle profondità della fossa delle Marianne. Quali conseguenze dobbiamo aspettarci per la salute animale e umana? E quali soluzioni abbiamo? Rispondono Annamaria Colao, endocrinologa e docente all’Università Federico II di Napoli, e Nicola Nurra, biologo marino e docente all’università di Torino, autore di “Plasticene. L’epoca che riscrive la nostra storia sulla Terra” (il Saggiatore, 2022). Al microfono Francesca Buoninconti


1 – Crisi energetica, dove intervenire? La plastica monouso è il 36% del totale, richiede sempre più petrolio e nasce per diventare rifiuto – ‘Carrelli di plastica’, la nostra campagna con Greenpeace

Articoli precedenti sul blog Anche se voi vi credete assolti.