Le tessere del mosaico

Una meticolosa opera d’arte e di ingegno per dar forma ad un idea, tante piccole tessere di pietra o di vetro compongono un motivo geometrico o un’elaborata immagine.
I mosaici mi emozionano sempre, ne ho visti molti, da Aquileia ad Otranto, da Ravenna a Roma passando per Orvieto.
Nonostante la mia attenzione sia catturata dal risultato finale, non riesco a non pensare a quelle piccole tessere colorate, all’origine naturale delle pietre ed alla loro provenienza, alla produzione ed alla lavorazione della pasta vitrea.
Non riesco a non pensare al tempo necessario per realizzare tali opere, al lavoro di molte persone contemporaneamente o in tempi e località diverse sparse per il Mediterraneo.

Parte del nostro tempo in Sicilia abbiamo deciso di dedicarlo ai mosaici, frutto del un lavoro collettivo di uomini spesso di provenienza differente, uniti nel creare un ambiente bello da vivere o da visitare .
La Villa Romana del Casale a Piazza Armerina è una meta da non perdere, la più grande superficie pavimentale di epoca romana mai ritrovata.
Corridoi e stanze, ognuna a tema, con il filo conduttore dello svolgersi del tempo, del passare delle stagioni, ci restituiscono un racconto delle attività svolte per la necessità ed il piacere dell’esistenza.

I mosaici realizzati secoli dopo utilizzando tessere di vetro aggiungono sfumature diverse ai colori e lucentezza alle scene, grazie all’utilizzo dell’oro.

Negli edifici di culto le piccole tessere colorate illustrano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, che si ripetono come un mantra nelle varie chiese e basiliche presenti dal Nord al Sud Italia, e non solo.

Al chiarore tremolante delle candele, illuminate dal sole che entra dalle finestre, i fedeli vedevano, come in un libro illustrato la storia della loro religione, dalla Creazione all’Apocalisse.

La piccola Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni a Palermo, così piccola e raccolta, ed il più grande Duomo di Monreale sono luoghi che colpiscono per la loro bellezza, anche oggi illuminati elettricamente e meta più di turisti che di credenti fedeli al racconto biblico tramandato magistralmente dall’ingegno, dal pensiero e dal gusto dell’epoca.

La fonte del mito

Post un pò lungo ma pieno di foto. L’isola delle Correnti, il borgo di Marzamemi, il barocco nella città di Noto, la Riserva di Vendicari e Siracusa, con le sue luci ed ombre.

Scendendo dai Nebrodi per raggiungere la costa della Sicilia costeggiamo i rilievi dell’Etna e ci dirigiamo senza indugi verso la punta più meridionale dell’Isola.
Passiamo sotto le braccia aperte del Cristo della Montagna a Cesarò e arriviamo sotto le braccia aperte del Cristo di fronte all’Isola delle Correnti.

Qualche giorno di mare per riprendere fiato dopo diversi giorni sempre in movimento.

Se il mare è stupendo la campagna alla nostre spalle mette paura. Il territorio di Pachino è coperto di serre, ci ricorda Almeria, nel sud della Spagna.
Quasi tutte le mattine all’alba un acre odore di bruciato ci assale, probabilmente gli agricoltori bruciano plastica e polistirolo insieme alle piante ormai secche. Con un pò di disagio per questa situazione e ormai sazi dei giorni di riposo visitiamo alcune località vicine, Portopalo di Capopassero, il borgo di Marzamemi, la città di Noto e la Riserva Naturale Orientata di Vendicari .

Raggiungiamo Siracusa dove acquistiamo un biglietto cumulativo per vistare il Museo Archeologico Paolo Orsi, probabilmente il più bel museo archeologico fino ad ora visitato, e il Parco archeologico della Neapolis, con il suo celebre teatro e le grotte scavate nella roccia, tra cui quella conosciuta come Orecchio di Dionisio.

Giriamo per i vicoli dell’isola di Ortigia, ci affacciamo sulla famosa fonte, miracolo di acqua dolce a pochi metri metri dal mare sulla quale aleggia il mito greco della ninfa Aretusa e dove è possibile vedere il papiro (Cyperus papyrus), presente solo qui ed in un altra località del Siracusano.

Lasciata Ortigia, ci fermiamo a parlare con dei signori nella piazza antistante la Basilica Santuario Santa Lucia al Sepolcro che custodisce un dipinto di Caravaggio,

Il seppellimento di Santa Lucia, Caravaggio

e cogliamo un suggerimento inaspettato: tornare agli scavi la sera per assistere ad uno spettacolo teatrale. Lo spettacolo è molto suggestivo sia per l’ambientazione sia per le immagini proiettate sulle pareti della grotta che fanno da sfondo allo spettacolo. Il mito di Aretusa, tramandato da Ovidio nelle Metamorfosi, prende vita nelle parole degli attori.

Il giorno dopo la curiosità ci porta a percorrere la pista ciclabile intitolata a Rosanna Maiorca, campionessa mondiale di apnea. Anche qui come a Ficuzza, la vecchia ferrovia è stata recuperata e trasformata in pista ciclabile.

L’itinerario è sicuramente molto bello e panoramico, ma inizia male e finisce peggio. Il monumento ai caduti è un’insopportabile tributo alle criminali campagne militari in Africa nel periodo coloniale, la strada che collega le abitazioni alla tonnara di Santa Panagia è una discarica a cielo aperto, l’itinerario finisce in prossimità di un centro raccolta rifiuti ai margini dell’area industriale, il Petrolchimico al centro di numerosi scandali, fonte di inquinamento e minaccia alla salute pubblica.1


1 Petrolchimico di Siracusa, la relazione shock: «Così gli scarichi incontrollati hanno compromesso mare e aria». L’Espresso, 15 settembre 2022

Siti di Interesse Nazionale ai fini di bonifica, ISPRA 2021


Itinerari in Sicilia sul Blog:

Arte e Natura a Palermo – Bosco della Ficuzza – Parco delle MadonieParco dei Nebrodi

L’albero dell’Unità d’Italia

Nella città di Palermo, tra alberi monumentali ed opere d’arte.

Che effetto fa trovarsi di fronte l’Albero dell’Unità d’Italia, considerato per superficie della chioma l’albero più grande d’Europa?

L’albero, un Ficus magnolioide (Ficus macrophylla), si trova in un piccolo giardino in Piazza Marina a Palermo.
Siamo nel centro storico, l’amministrazione dell’epoca si incarica di dare un nuovo volto alla città realizzando tra i palazzi nobiliari un piccolo giardino intitolato all’eroe dei due mondi, Garibaldi, che è sbarcato appena qualche anno prima a Marsala; un tipico esempio di giardino all’inglese, a testimonianza dei nuovi gusti e dell’influenza culturale dell’epoca, nel quale trovare posto ad alcuni busti marmorei dedicati ai personaggi illustri dell’epoca.

Tra le specie messe a dimora anche specie tropicali, come questo Fico magnoloide che ha raggiunto dimensioni da record ed è stato incoronato nel 2011 del titolo di Albero dell’Unità d’Italia. Lo sviluppo dai suoi rami di radici aeree colonnari che raggiungendo il terreno si tramutano in nuovi tronchi, essenziali nel sostenere il grande peso, danno all’albero una aspetto caratteristico ed imponente.
Eppure sono pochi i turisti che per osservarlo da vicino entrano nel giardino, vanno di fretta verso i bar o i ristoranti che si affacciano sulle strade che circondano questa piccola porzione di verde urbano un pò trascurata.


Uscendo da Palazzo Chiaromonte (Steri) il turista è ancora un pò confuso e impressionato dai graffiti lasciati dalle vittime dell’inquisizione che tra il 1601 e il 1782 processò e uccise, proprio in quello spazio antistante dove ora c’è il giardino, più di 7.000 persone,

o stordito dai colori e dal movimento della Vucciria di Gottuso, esposta nel salone delle armi della fortezza trecentesca, per far caso a questo maestoso albero cresciuto nel giardino antistante.

Il quadro è una sintesi di elementi oggettivi, definibili, di cose e persone: una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra. E vuole essere soprattutto, un segno di gratitudine, a livello delle mie forze, per il grande debito che ho nei confronti della mia città.” Renato Guttuso.

A Palermo gli alberi monumentali sono 46 e nell’Orto Botanico ce ne sono 8,
tra cui la pianta dalla quale per via vegetativa sono stati propagati tutti gli altri Ficus presenti in città, anche quello di Piazza Marina.
E’ semplicemente enorme, davvero il più grande albero che ho visto.

Passeggiando lungo i viali dell’Orto Botanico, tra piante provenienti da tutti i Continenti, si potrebbe provare una crisi di Sthendal in versione linneana.
Tra questi alberi secolari spicca il Falso cotone (Ceiba speciosa) con il fusto a forma di fiasco ricoperto da grosse spine e i suoi splendidi fiori che colorano molti viali della città e non solo a Palermo.

Un’altro piccolo capolavoro che fa girare la testa è custodito nel vicino Palazzo Abatellis, l’Annunciata di Antonello da Messina dipinta nel 1473,

ed è solo girando per la Kalsa, il quartiere dove sono cresciuti i giudici Falcone e Borsellino che l’attenzione del turista, catturata dai più moderni murales del quartiere, ritorna alla drammaticità di una città ricca di storie.